Villa Bellini di Catania

La villa Bellini, o semplicemente ‘a Villa come la chiamano i catanesi, rappresenta un luogo di svago e relax posto al centro del capoluogo etneo. Nei 70.942 mq di superficie occupata dal giardino è possibile godersi aiuole, ponticelli, rappresentazioni culturali e musicali.

In questo articolo voglio raccontarvi la storia di come questo magnifico luogo, considerato tra i giardini migliori d’Europa, divenne un luogo per il pubblico svago. Successivamente ci addentreremo nella struttura della villa Bellini ai giorni nostri.

La villa nel passato
La villa nel passato [1]

La storia della villa Bellini

Come avevamo già raccontato nell’articolo su piazza Stesicoro, nel Settecento la nobile famiglia dei Biscari possedeva un ampio giardino, in cui erano soliti tenere i ricevimenti estivi, che era nota con il nome di Labirinto. La realizzazione del giardino è stata fortemente voluta dal principe Ignazio Paternò Castello di Biscari; egli aveva richiesto il massimo livello di manutenzione tale che era possibile ammirare maestosi zampilli d’acqua dalle fontane, statue e siepi formanti labirinti, da cui ne derivò per l’appunto il nome del giardino in epoca Settecentesca. Purtroppo, dopo la dipartita del principe nel 1786, gli eredi non dedicarono all’opera lo stesso livello di manutenzione che gli era stato dedicato negli anni precedenti. Approfittando del decadere del giardino, gli amministratori comunali, che avevano in mente di dotare la città di una villa pubblica, avviarono la trattativa di acquisto con un’erede del principe Biscari, la signora Anna Moncada Paternò Castello, nel 1853. L’anno successivo le trattative furono concluse e la villa divenne ufficialmente patrimonio comunale.

Seppur possa apparire che la storia sia appena conclusa, bisogna sapere che l’apertura al pubblico della villa dovette aspettare diversi anni in quanto vi furono diversi problemi da risolvere. In primo luogo bisognava effettuare trasformare la Villa da privata a pubblica; successivamente era necessario effettuare un piano di ampliamento e ristrutturazione dell’opera, espropriare terreni, mettere a punto impianti arborei e di giardinaggio… Insomma era necessario effettuare, nel minimo tempo possibile, una moltitudine di progetti. A complicare la situazione non furono però solo le pratiche burocratiche da svolgere, ma anche le rivalità e le polemiche tra i tecnici che furono chiamati per la realizzazione del progetto.

Insomma dopo circa quattro anni dalla firma del contratto che aveva reso la villa patrimonio comunale, ancora non era stato mosso materialmente un muscolo per far sì che il Labirinto potesse diventare villa pubblica. Fu solo grazie alla indiretta propaganda di Antonio Paternò, marchese del Toscano, che gli animi cittadini si smuovessero a favore della realizzazione di quest’opera pubblica. Egli infatti affermò:

“Palermo, Messina, Caltagirone hanno già una deliziosa villa. Catania, no. Ed è oltremodo doloroso vedere il nostro bel paese, ricco per natura e civile quanto gli altri, esser manchevole di quanto la moderna civiltà esige indispensabilmente, d’una villa pubblica che ha d’esser diletto del nostro popolo, ammirazione del forestiere, lode di ognuno che capisce il vero bello di una città…”

Dopo la fase iniziale di stallo, e il Governo di Palermo che riteneva eccessiva la spesa di restauro della villa, si poté finalmente dare l’avvio ai lavori.

La sovrintendenza ai lavori fu assegnata al cavaliere Bonaventura Gravina il quale, dopo aver stabilito contatti con l’architetto comunale Eligio Sciuto e con il francese Cusson, iniziò riunioni e sopralluoghi per scambiare idee sul progetto da realizzare. Fino a che il 1° settembre del 1858 egli presentò al Patrizio e al Decurionato una relazione stampata e sottoscritta in cui descriveva i lavori, le idee e i metodi da attuare per la realizzazione della villa sia dal lato architettonico che botanico. Tutto bene si potrebbe pensare, no? In verità il Gravina aveva presentato le relazioni come se tutto fosse frutto delle sue idee e di nessun altro. Il tutto creò non pochi attriti interni, in particolare con l’architetto Sciuto che non perse tempo a rivendicare la paternità di molte di quelle idee di cui Gravina ne aveva preso il merito. Queste diatribe, però, non fecero altro che dilungare le tempistiche dei lavori.

Intanto gli anni passano, i lavori non iniziano e l’assetto amministrativo della città cambia (il Decurionato diventa Consiglio Comunale, il Patrizio diventa il Sindaco e l’Intendente diventa il Prefetto) e cambiano anche i progetti sulla villa. Il comune acquista infatti l’Orto di San Salvatore e quindi diventa necessario aggiungere ai progetti l’ampliamento della Villa.

Il progetto venne dunque affidato al professor Landolina che proponeva di a rettificare la linea del prospetto di mezzogiorno dando un definitivo assetto all’ingresso principale. L’idea sembrava buona, se non fosse che andava a ledere gli interessi dei signori Maiorana e Manganelli che per paura di avere le proprie terre espropriate iniziarono a scagliarsi contro il progetto. Solo alla fine dell’Ottocento si portarono a compimento del opere di restauro.

Sulla collinetta di mezzogiorno fu posto un monumentale chiosco di ferro con cristalli colorati, sulla collina opposta venne realizzato un chiosco in legno, sul piano alla stessa collinetta venne realizzato un cinematografo estivo.

Pagoda di villa Bellini
Pagoda di villa Bellini [2]
Nella stessa epoca nascono i ponticelli che raccordano i viali, la scalinata a tenaglia, il viale degli uomini illustri, alcune fontane, voliere e persino un piccolo zoo.

Viale degli uomini illustri
Viale degli uomini illustri [3]
Infine nel 1932 venne eliminata la cancellata in ghisa ferrosa e realizzato il nuovo ingresso a cordonata centrale sulla via Etnea.

Scalinata ingresso via Etnea
Scalinata ingresso via Etnea [4]
Oggi l’assetto della Villa è indubbiamente più scarno di quello che ho raccontato fino al 1932, non esiste più il piccolo zoo, la biblioteca e altri attrazioni che rendevano il giardino maestoso sono state rimosse.

 

Fonti

Lucio Sciacca – Catania com’era
https://it.wikipedia.org/wiki/Giardino_Bellini
https://www.comune.catania.it/il-comune/uffici/ambiente/parchi-e-giardini/giardino-bellini/