Piazza Stesicoro di Catania

Nota in passato anche con il nome di Piazza Bellini, Piazza Stesicoro rappresenta una delle piazze più importanti del capoluogo etneo. Essa deve il suo nome al poeta greco Stesicoro di cui si narra che la sua tomba si trovasse proprio sotto la piazza in periodo romano.

La piazza è attraversata, ed allo stesso tempo divisa in due parti, dalla via principale di Catania: via Etnea. Questa divisione è marcata anche dagli ordini stilistico architettonici che la caratterizzano: nel lato orientale, dove si erge la statua dedicata a Vincenzo Bellini, prevale lo stile risorgimentale del Palazzo del Toscano; sul lato occidentale, dove possiamo ammirare i resti dell’anfiteatro romano, si erge la chiesa in stile neoclassico dedicata a San Biagio, il Palazzo della Borsa realizzato in architettura fascista e il palazzo Tezzano.

In questo articolo percorreremo un po’ di storia e curiosità su come la piazza è mutata nel tempo focalizzandoci in particolare sull’anfiteatro e la fontana, non più esistente, di porta Aci.

 

Veduta di piazza Stesicoro
Veduta di piazza Stesicoro [1]

La storia dell’anfiteatro romano

Secondo le stime, l’anfiteatro romano di Catania sarebbe, per estensione, il secondo anfiteatro romano più grande di sempre, secondo solo al Colosseo romano. Tuttavia oggi è possibile ammirare solo i resti di quest’opera maestosa, la quale ha dovuto cedere nel corso dei secoli non solo alle ingiurie del tempo ma anche allo sfruttamento degli uomini che lo utilizzavano come cava di materiale da costruzione.

Facciamo però un passo indietro. Come abbiamo accennato in più articoli del blog, la città di Catania è stata nel corso dei secoli più volte distrutta da eventi naturali, quali eruzioni vulcaniche e terremoti. Sicuramente il più eclatante è quello del 1693 in cui quasi tutta la città fu rasa al suolo. Ed è proprio a causa di quest’ultimo evento che per poco più di due secoli si sono perse totalmente le tracce dell’imponente anfiteatro. Dopo il disastroso evento cominciarono dei lavori per la ricostruzione della città che hanno portato alla nascita della famosa chiesa di San Biagio, anche nota come Sant’Agata alla Fornace, e alla ricostruzione della chiesa dei Benedettini. Nonostante ciò, le macerie provocate dal terremoto hanno talmente occultato l’anfiteatro che persino i catanesi ne avevano perso memoria. Infatti, quasi per mettersi a posto la coscienza, l’amministrazione cittadina dispose la pavimentazione della piazza come a dare degna e definitiva sepoltura alla maestosa opera millenaria; inoltre questa “sepoltura” non previde nemmeno la collocazione di un’epigrafe in sito che potesse quantomeno rendere omaggio a tale opera. Tutto ciò contribuì a far dimenticare totalmente ai catanesi l’anfiteatro, e addirittura ai più scettici farne negare persino l’esistenza in passato.

Anfiteatro romano
Anfiteatro romano [2]
Solo nel 1904, grazie ai lavori di recupero promossi da Giuseppe De Felice, si iniziò a riportare alla luce i resti dell’opera. I lavori infatti furono celerissimi e già nel 1906 si poterono, e tuttora si possono, ammirare gli scorci della gradinata e dei corridoi, gli ordini degli archi, la porta che permetteva l’accesso all’arena…

Nel 1958, si cominciò a discutere di un progetto di pavimentazione degli scavi al fine di ottenere spazio per il parcheggio delle automobili. Fortunatamente dalla polemica che ne scaturì tra le “inutili pietre” e le “utili macchine”, l’hanno spuntate le pietre.

 

La fontana della porta di Aci

Non tutti sanno che nel lato della piazza dove oggi si erge maestosa l’opera dedicata a Vincenzo Bellini un tempo vi era una fontana, che i catanesi con la loro solita pungente ironia hanno ribattezzato fontana della jettatura. In questa sezione vi racconterò la storia di questa sfortunata fontana.

Per poter raccontare questa storia è però prima necessario creare un contesto storico, spaziale e temporale che ci permetta di capire per bene il susseguirsi delle vicende che caratterizzano la “sfortunata” fontana. Siamo nella Catania della prima metà del XIX secolo dove la famiglia nobiliare più importante è senza ombra di dubbio quella dei Biscari; e proprio questi ultimi possedevano vicino al centro storico della città (e quindi nei pressi di piazza Stesicoro) il Laberinto dei Biscari, che oggi è probabilmente più famoso con il nome di villa Bellini, nel quale la nobile famiglia catanese teneva dei maestosi ricevimenti estivi. Nello stesso periodo vi era nella provincia etnea una famiglia industriale che esercitava nell’industria della molitura: i Paternò Manganelli. Questi ultimi, per poter incrementare i loro affari decisero di installare in città un mulino in città.

Disegno della fontana del Lazzarotto

Una volta compiuta l’opera di costruzione, il malcontento non tardò ad arrivare: da una parte il popolino mal sopportava il mulino perché il defluire dell’acqua verso il basso allagava la zona sottostante; dall’altra parte i Biscari non volevano che un chiassoso e indecoroso mulino fosse posto vicino la loro proprietà.
Questi furono i pretesti per una lite che per alcuni anni di protrasse tra le due famiglie. La soluzione fu però tanto semplice quanto elegante: se il malcontento sia del popolo che dei Biscari era dato dallo scorretto comportamento dell’acqua allora bisognava costruire uno sbocco in cui l’acqua potesse essere correttamente incanalata: una fontana. Si costruì dunque una fontana, su progetto di Carmelo Lazzarotto, che venne donata al Comune e venne installata proprio a piazza Stesicoro nel punto in cui si teneva il settimanale mercato città: ‘a fera o luni. Essa, realizzata con un diametro di otto metri in marmo di Taormina, venne ben accolta in un primo momento, ma ben presto le opinioni cambiarono. Il trasferimento del mercato da piazza Stesicoro a piazza del Carmine fece in modo che i carrettieri facessero abbeverare i propri cavalli e muli proprio presso la fontana. Questo contribuì ad aumentare il degrado della piazza e il malcontento dei cittadini, al punto che l’amministrazione comunale decise di recintare la fontana generando il malcontento dei carrettieri. Si instaurò pertanto un circolo vizioso che determinò lo spostamento della fontana dapprima in piazza del Carmine fino a che scomparì totalmente non lasciando alcuna traccia e testimonianza della sua esistenza.

Fonti

Lucio Sciacca – Catania com’era
https://it.wikipedia.org/wiki/Piazza_Stesicoro
https://www.citymapsicilia.it/struttura/piazza-stesicoro/
https://sicilyintour.com/luogo/piazza-stesicoro-a-catania/